SSM 2020: analisi del test

Il test SSM è ormai andato. È stato un test reputato da molti più difficile di quello scorso, e con importanti differenze.

Ma quali?
Lo vedremo in questa analisi nel dettaglio.

La prova risulta costituita da 140 quesiti a sé stanti. La prima grande novità di questa edizione del Concorso di Specializzazione è la scomparsa degli scenari clinici, all’interno dei quali si potevano trovare più domande correlate. Questo, dati alla mano, ha contributo ad una più omogenea distribuzione delle materie oggetto dei quesiti rispetto al 2019 (vedi oltre).

I quesiti vertono esclusivamente su argomenti di ambito clinico: si conferma, quindi, la scomparsa delle domande di ambito preclinico vista anche nei concorsi precedenti.

6 domande erano correlate di immagine, in particolare:

  • Due tracciati ECG (domanda 35 e 36)
  • Un RX del bacino (domanda 87)
  • Due RM encefalo (domanda 92 e 112)
  • Una TC polmonare (domanda 113)

Per quanto riguarda il numero di domande per materia, i quesiti di neurologia/neurochirurgia, cardiologia/cardiochirurgia e pneumologia/chirurgia toracica hanno rappresentato il 25% delle domande totali, risultando le materie più rappresentate all’interno del test. Sommando anche pediatria, ginecologia, ortopedia e gastroenterologia si arriva al 50% di tutti i quesiti.

Di seguito la divisione delle domande per materia:

  • Neurologia-neurochirurgia (13 quesiti, pari al 9,29% di tutto il test)
  • Cardiologia-cardiochirurgia (12 quesiti, 8,57%)
  • Pneumologia-chirurgia toracica (10 quesiti, 7,14%)
  • Pediatria (9 quesiti, 6,43%)
  • Ginecologia (9 quesiti, 6,43%)
  • Altre (vedi grafico) (87 quesiti 62,14%)

 

Rispetto al SSM 2019, si è notata una più omogenea distribuzione dei quesiti per materia. Infatti, nessuna materia era oggetto di più del 10% delle domande.

In riferimento allo scorso anno questi sono stati i principali cambiamenti riguardo la distribuzione degli argomenti:

  • Sono diminuite le domande di cardiologia, cardiochirurgia e malattie dei vasi (10% vs 13,01%), gastroenterologia (6,43% vs 12,33%), chirurgia generale (4,29% vs 6,85%), medicina legale (1,43% vs 4,79%), otorinolaringoiatria (2,14% vs 4,79%)
  • Sono aumentate le domande di neurologia e neurochirurgia (9,29% vs 4,11%), pneumologia/chirurgia toracica (7,14% vs 5,48%), endocrinologia (5,71% vs 2,74%), immunologia clinica/reumatologia (4,29% vs 2,74%), malattie infettive (5% vs 2,05%), urologia/andrologia (4,29% vs 2,74%)

Riguardo alla difficoltà del test (per quanto sia un parametro soggettivo), abbiamo classificato le domande in tre classi, sulla base dell’esperienza personale (doppia lettura del test), dell’opinione di un campione di medici che hanno affrontato il test e dei programmi didattici delle principali Università italiane:

  • Domande facili: di facile approccio, che possono essere risolte in poco tempo anche senza leggere tutte le alternative di risposta
  • Domande impegnative: necessitano di ragionamento e/o di lettura di tutte le alternative, eventualmente scegliendo la risposta per esclusione oppure riguardanti nozioni più specialistiche
  • Domande molto impegnative: con risposte sbagliate, infide o contenenti nozioni molto specialistiche e solitamente non affrontate nei programmi universitari.

In base ai risultati, è emerso che circa il 50% delle domande è stato considerato “impegnativo”, il 36% “facile” e il 14% “molto impegnativo”.

In una scala da 1 a 10 (in cui 1 è molto facile e 10 molto difficile), circa il 90% degli intervistati ha reputato il test molto difficile (voti da 8 a 10).

Anche chiedendo un confronto tra questo test e il precedente, la maggior parte degli intervistati ha reputato il test molto più difficile rispetto al precedente (SSM 2019).

Globalmente, quindi, si è trattato di un test con domande più omogeneamente distribuite rispetto all’anno precedente, con alcune differenze (come la scomparsa degli scenari clinici) e mediamente reputato più difficile.

Infine, c’è da notare che quest’anno si è registrato un aumento del rapporto tra numero di partecipanti e numero di posti disponibili, come confermato dal rapporto stimato tra borse e candidati di 0,61, contro lo 0,47 del 2019. Questo vuol dire che nel 2020 entreranno in specializzazione 60 candidati su 100.

Questo dato, insieme all’aumento della difficoltà media del test, potrebbe portare ad una diminuzione del punteggio minimo per l’accesso. Infatti, secondo le ultime proiezioni, il punteggio minimo di ingresso sarebbe inferiore di 7-10 punti rispetto al 2019. Questo potrebbe portare ad un punteggio minimo di ingresso (esclusa la valutazione del curriculum) di circa 70 punti.