I dubbi internazionali sul primo vaccino per la lotta al Covid-19. Le “opinioni infondate” degli scienziati contro Putin e l’approvazione di un farmaco non ancora testato.
Il primo vaccino di produzione russa contro il SARS-CoV2 si chiama Sputnik V, (nome omaggio al satellite sovietico lanciato nel 1960 in orbita attorno alla Terra).
Questa la notizia che ha mosso il mondo negli ultimi giorni, dopo l’annuncio del Presidente Putin che avrebbe anche autorizzato la vaccinazione della figlia con, a quanto dichiara, buoni risultati.
Al farmaco anti-Covid19, però, la comunità scientifica internazionale ha risposto con perplessità e dubbi.
Cosa sappiamo del vaccino
Lo Sputnik V è stato messo a punto dall’Istituto Nazionale di Epidemiologia e Microbiologia “Nikolai Gamaleya” di Mosca. La prestigiosa rivista Nature riporta la formulazione del farmaco. La vaccinazione consisterebbe in due diverse dosi, contenenti due Adenovirus che esprimono la famosa Spike protein (proteina S) responsabile del legame e dell’ingresso del Coronavirus nelle cellule umane. Secondo ClinicalTrials.gov, la prima dose conterrebbe l’Adenovirus ricombinante Ad26, mentre la seconda, che servirebbe a potenziare la risposta immunitaria generata dalla prima, sarebbe basata sull’Adenovirus Ad5. Gli stessi ceppi di Adenovirus sono attualmente utilizzati per vaccini sperimentali da case farmaceutiche quali Johnson & Johnson (USA) e CanSino Biologics (Cina).
Cosa non quadra e perchè
Quello che desta più scetticismo è la mancanza di dati scientifici e le tempistiche di produzione.
L’iter di creazione dei vaccini deve seguire degli step clinici precisi e definiti. Mentre la fase I è un primo passo di sviluppo e test, la II rivela se il trattamento è efficace e sufficientemente sicuro su un numero ristretto di volontari. In caso di validità del trattamento, si passa agli studi di fase III su una popolazione ampia, a volte di migliaia di pazienti. Superata la fase III per un accurato bilancio rischi-benefici, il farmaco può essere prodotto e introdotto nel mercato.
Le (poche) informazioni attualmente disponibili sulla sperimentazione di Sputnik V lasciano intendere che ci si trovi alla fine della fase II. Secondo i documenti ufficiali russi, 38 persone avrebbero ricevuto la doppia dose del vaccino di Gamaleya, mentre le fonti di stampa parlano di 38 civili volontari e 38 militari in una prima fase, e di altre 100 persone in una fase successiva. Nell’articolo “Russia’s fast-track coronavirus vaccine draws outrage over safety“, Nature parla della somministrazione del farmaco sottolineando la mancanza di dati e risultati pubblicati a riguardo.
La fase III quindi, stando alle fonti ufficiali, manca.
Non esistono -a oggi- documenti o protocolli di sperimentazione pubblici, ma solo un annuncio dal Cremlino in cui Putin afferma che “i dati sono eccezionali”.
Approvare la distribuzione del vaccino senza averlo testato su larga scala, fa quindi pensare che la sperimentazione verrà fatta direttamente sui cittadini. Il Vice Primo Ministro Tatyana Golikova (a capo della task force per la gestione della pandemia) ha annunciato che la vaccinazione di medici, operatori sanitari, insegnanti e altri gruppi a rischio potrebbe iniziare già questo mese. Poi, dal 1° gennaio 2021 inizierà la distribuzione su larga scala.
Quali potrebbero essere le conseguenze
La corsa al vaccino può indubbiamente cambiare l’equilibrio mondiale. Ottenere un vaccino porterebbe non solo al prestigio, ma anche e soprattutto a un tentativo velocizzato di rilanciare l’economia e di stabilire o rafforzare i rapporti con Paesi disposti a produrre e/o comprare il vaccino.
Velocizzare la creazione e produzione non dovrebbe però avvenire a discapito della sicurezza.
Testare il vaccino sui cittadini è una scommessa su cui Putin ha deciso di puntare. Nella migliore delle ipotesi, il vaccino russo sarà efficace e sicuro proclamando Putin vincitore sul gradino più alto del podio contro i concorrenti USA, Cina, Gran Bretagna e Italia. Se Putin dovesse perdere la scommessa, invece, i danni alla popolazione potrebbero essere più o meno gravi, spaziando da una immunità limitata nel tempo (che esporrebbe la popolazione a nuove ondate di diffusione ristabilendo o intensificando la catena di trasmissione del virus) a effetti collaterali che potrebbero inficiare la condizione di salute.
Il ministro russo della Salute Mikhail Murashko ha definito come “assolutamente infondati” i dubbi riversati su Sputnik, aggiungendo che “sembra che i colleghi stranieri stiano sentendo lo specifico vantaggio competitivo”. Il clima da Corsa allo Spazio sarebbe quindi solo una percezione degli esperti della comunità scientifica internazionale che “sembra stiano cercando di esprimere certe opinioni infondate”, per invidia o per non mettere a rischio lo stato di salute di migliaia di persone.
Fonti bibliografiche
Nature Journal, AIFA, il Messaggero, La Stampa, Wired.it, ClinicalTrials.gov (NIH), The Guardian.