Non è una novità sentire parlare di danno neurologico e SARS-CoV-2. L’opinione scientifica è divisa sulla questione, alcuni sostengono una correlazione tra possibili danni neurologici e l’infezione da COVID-19, altri invece sottolineano la mancanza di evidenze scientifiche.
In queste settimane gli scienziati si sono soffermati maggiormente sulle caratteristiche comuni con altri virus simili al SARS-CoV-2 e di cui si possiedono più informazioni. L’ormai noto COVID-19 ha caratteristiche patogene molto simili a SARS-CoV-1 e MERS-CoV. Le loro principali aree d’interesse patogeno sono il tratto respiratorio ed intestinale. Tuttavia vi è un’altra possibile caratteristica condivisa, già studiata in SARS1 e MERS; il neurotropismo, ovvero la capacità del virus di localizzarsi nel tessuto nervoso.
Il primo caso di localizzazione dell’infezione ai danni del tessuto nervoso sarebbe avvenuto a Wuhan in un paziente di 56 anni ricoverato presso il Beijing Ditan Hospital. Il sequenziamento genico ha rivelato la presenza di SARS-CoV-2 nel liquido cerebrospinale. Al paziente è stata inoltre diagnosticata un’encefalite virale.
SARS-Cov-2 appartiene alla classe dei Betacoronavirus proprio come SARS-CoV e MERS. Studi su questi due virus hanno individuato delle capacità neuroinvasive; non risulterebbe impossibile quindi definire il nuovo Coronavirus come neurologicamente pericoloso. È opportuno inoltre specificare come SARS-CoV-1 e SARS-CoV-2 utilizzino gli stessi recettori per introdursi nell’organismo umano.
Esattamente come Herpes Simplex (HSV), COVID-19 potrebbe persistere all’interno del tessuto nervoso e ripresentarsi dopo un periodo di latenza in soggetti predisposti.
Meccanismi di neuroinvasione
Il virus veicola diversi recettori, più precisamente ACE2 e dipeptil-dipeptidasi 4 (DDP4) per raggiungere le cellule umane.
Per quanto riguarda l’infezione al SNC è stato ipotizzato che il virus sfrutti le sinapsi che collegano i neuroni. Utilizzando infatti il trasporto assonale retrogrado, risalirebbe dal sistema nervoso periferico (SNP) fino al centrale, provocando un danno in questa sede; prove a favore di questa teoria provengono da studi di laboratorio con MERS-CoV e HEV67 con i quali il nuovo SARS-CoV-2 condivide gran parte del patrimonio genetico.
La diretta correlazione tra il danno neurologico e quello respiratorio è attribuito alla concreta possibilità che il virus danneggi gruppi neuronali e centri nervosi predisposti al controllo di funzioni caridorespiratorie.
L’88% dei pazienti gravi presenta infatti rilevanti problemi cerebrovascolari acuti e coscienza compromessa. Pertanto la consapevolezza di una possibile neuroinvasione potrebbe essere molto utile nella prevenzione e nel trattamento delle infezioni da COVID-19.
Manifestazioni cliniche della neuroinvasione
È stata anche avanzata l’ipotesi che diversi pazienti gravi da COVID-19 abbiamo sviluppato una successiva sindrome di Guillain-Barrè, una patologia infiammatoria in grado di compromettere gravemente i nervi e il SNP fino a provocare la disabilità.
Sebbene in misura minore, sono stati riportati casi di danno neurologico a causa dell’infezione virale. E’ stato individuato in una paziente COVID il primo caso di Encefalopatia acuta emorragica necrotizzante, una rara encefalopatia associata ad infezioni virali. Sebbene ci siano ancora pochi dati in merito, si sta già lavorando per approfondire la possibile correlazione tra EAEN e SARS-CoV-2.
Sono ancora da definire i risvolti neurologici cronici, tuttavia una cosa è certa: il virus apprezza sicuramente il sistema nervoso e sono in corso degli studi per chiarire possibili collegamenti tra le numerose morti in Terapia Intensiva e i danni neurologici.
Il caso del MHV (virus dell’epatite del topo)
Il MHV (Murine coronavirus o M-CoV) è un virus membro della famiglia Coronaviridae dell’ordine Nidovirales che infetta i roditori. Fa parte dei Coranvirus tuttavia risulta essere stato individuato solo nei topi. E’ un virus a RNA a singolo filamento che sfrutta il recettore CEACAM1 per infettare l’ospite.
È stato per molti anni prima della scoperta di SARS-CoV-1 il coronavirus meglio conosciuto in ambito scientifico. La patogenesi è molto variabile, dipendente dal ceppo del virus, dal tipo di inoculazione e sopratutto dal background genetico e immunitario dell’ospite.
E’ stato dimostrato che alcuni ceppi di M-CoV causino un’encefalite demielinizzante progressiva che è stata utilizzata come modello di studio di sclerosi multipla murina. Provoca inoltre un auto-infezione con annessi rigetti dei tessuti isto-compatibili.
Il danno neurologico è anch’esso variabile ma solitamente mortale, poiché causa patologie del SNC acute o croniche.
Concludendo esistono moltissimi spunti d’interesse per studiare meglio quello che potrebbe essere un pathway neurovirale nelle infezioni da COVID-19.
Federico Ricerca
Bibliografia
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