“Ora tutta l’Italia diventa ‘zona protetta'”
Così il 9 marzo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, annuncia le nuove “misure più stringenti” per l’epidemia da coronavirus. Si sono susseguiti, poi, altri DPCM sempre più limitanti, fino ad arrivare all’isolamento domiciliare profilattico di milioni di italiani.
Se da un lato queste misure aiuteranno a fermare la diffusione del SARS-CoV-2, quali saranno gli impatti psicologici e sociali di questo isolamento? A queste domande ha provato a rispondere uno studio recentemente pubblicato su “The Lancet”, individuando stimoli che portano l’organismo e la psiche allo stress detti “stressor”.
La prima sensazione a manifestarsi è stata sicuramente la paura. Non si erano mai attuate misure così restrittive nella storia del nostro Paese e questo ha portato anche chi affrontava l’argomento con scetticismo a farsi domande sulla reale entità della malattia. Quesiti che portavano, però, all’acquisizione di informazioni inadeguate visto che spesso o rimanevano senza risposta o non mostravano univocità. Infatti, se da un lato si è percepita una mancanza di trasparenza sulla gravità della pandemia, dall’altro si è creata una vera e propria babilonia, soprattutto in rete.
Internet ci ha permesso di avere tutte le informazioni “a portata di click” ma mai come in questi giorni si è dimostrata un’arma a doppio taglio. Abbiamo la possibilità di consultare in totale libertà tutte le informazioni e le notizie su ciò che ci interessa ma, con la stessa facilità, possiamo imbatterci in fake news. Questa quarantena, inoltre, ci ha quasi costretto ad usare i social network per vincere il senso di isolamento dal resto del mondo, rendendoli ora più che mai una valvola di sfogo alla noia e alla frustrazione che il confinamento e la perdita della solita routine stanno causando.
Aggressività crescente, che si è potuta benissimo notare anche nell’assalto ai generi di prima necessità in vista di un internamento dalla durata misconosciuta.
A tutto questo si aggiunge la perdita finanziaria delle persone che non sono in grado di lavorare e che devono interrompere le loro attività professionali senza una pianificazione avanzata.
Secondo lo studio del Lancet, nonostante si sia intervenuto con finanziamenti, questo stressor ha portato molte persone a sindromi da stress post traumatico o depressione perché tali incentivi sono risultati insufficienti o arrivati troppo tardi. Il continuo ribasso della borsa, inoltre, potrebbe portare al collasso di aziende medio-piccole e a un netto taglio del personale in quelle più grandi, generando quindi un costante senso di ansia nei dipendenti che non sanno se alla fine della quarantena riavranno o no il loro posto di lavoro.
Restare in casa, inoltre, non è un invito rassicurante per molte donne. Per chi è vittime di abusi domestici il periodo di isolamento forzato può significare un peggioramento dei maltrattamenti quotidiani. A sottolinearlo è il relatore speciale per la violenza contro le donne delle Nazioni Unite, Dubravka Simonovic:
“È altamente probabile che il livello della già diffusa violenza domestica aumenti, come già suggerito da indicazioni preliminari di polizia e operatori”.
In sostanza, l’impatto psicologico della quarantena è ampio, sostanziale e può essere duraturo. Ciò non significa che la quarantena non debba essere utilizzata perché la diffusione della malattia in assenza di isolamento porterebbe a effetti psicologici maggiori, uniti a quelli strettamente legati alla Covid-19.
Tuttavia, privare le persone della loro libertà per il bene pubblico è un gesto delicato e deve essere gestito con cura. Se la quarantena è essenziale, si deve prendere ogni misura per garantire che questa esperienza sia il più tollerabile possibile per le persone.