Sono ad Amsterdam da Gennaio 2020, non è tantissimo, ma è quanto basta per rendersi conto delle differenze abissali che ci sono tra Italia e Olanda.
Sono approdata all’Università di Amsterdam con il progetto Erasmus+, per lavorare alla mia tesi di specializzazione in Microbiologia Clinica e Virologia, quindi mi sono ritrovata fin dal primo giorno “buttata” dentro la ricerca a 360° e ho capito subito che qui la ricerca è una cosa seria!
Tutti gli studenti, fin dal bachelor (la laurea triennale) sono in grado perfettamente di eseguire, pianificare e organizzare un progetto di ricerca. Gli studenti del master degree (la laurea magistrale), oltre ovviamente a seguire progetti più lunghi e complicati, hanno anche la responsabilità di seguire gli studenti più giovani e ogni settimana presentano i propri risultati al gruppo di ricerca (in lingua inglese) anche davanti a 50 persone. Per intenderci, niente a che vedere con gli innumerevoli di esami teorici a cui siamo abituati in Italia, qui la vita di uno studente è dinamica e molto stimolante. Qui il master degree serve davvero per darti le competenze pratiche necessarie per il mondo del lavoro, non è una copia della laurea triennale.
Quello che più mi ha colpito appena sono arrivata, oltre alla grande preparazione di questi studenti, è stata la loro motivazione. È evidente che studiano quello che desideravano e che sono molto soddisfatti della didattica che la loro università gli offre. Questo anche perché la scuola e l’università olandese (un po’ come quella Americana) è estremamente personalizzabile e cucita su misura di ogni studente.
Alla scuola superiore i ragazzi possono scegliere i propri corsi, e possono cambiare le materie da seguire a qualsiasi anno. Cosi una volta all’università gli studenti non hanno tutti lo stesso “pacchetto di esami”, ma ciascun curriculum è diverso e personalizzabile tramite l’inserimento di “lectures” di diverse materie e tirocini in diversi laboratori. Questo fa sì che raramente si abbandonino gli studi, perché all’improvviso ci si rende conto che il corso in questione non era quello giusto per noi. Oltre tutto è anche possibile prendere due lauree contemporaneamente, per esempio uno studente può laurearsi sia in biologia che in medicina in 6 anni…in Italia ci si perderebbe 11 anni e tanta sanità mentale.
Per quanto riguarda la ricerca, è difficile e competitiva in entrambi i paesi, con la differenza che l’Olanda come tutto il nord Europa ha più fondi. Ci sono quindi investimenti maggiori nella ricerca, con la conseguenza che la qualità del lavoro è migliore. Ma la qualità della ricerca e i soldi non sono necessariamente due fattori strettamente dipendenti l’uno dall’altro. Si può anche fare una buona ricerca con pochi fondi (a volte) quindi ci sono anche altri fattori problematici nella ricerca italiana che la rendono meno appetibile rispetto alla ricerca in Olanda. Le più grandi differenze non si vedono tanto nell’aspetto pratico, quanto più nell’aspetto relazionale.
L’università olandese ha un numero incredibilmente più alto di PhD student, assistant professor, e research assistant che sono anche molto più giovani rispetto a quelli che troviamo in Italia (e soprattutto molto più pagati). Questo significa avere un’università giovane e spigliata, senza “professoroni” che decidono cosa fare e cosa non fare e che devono avere l’ultima parola su tutto. In Olanda i giovani ricercatori sono resi autonomi e sono ben consapevoli di cosa possono e non possono fare e hanno la libertà di poter pianificare il loro lavoro in totale serenità. Non c’è mai chi lavora troppo o troppo poco, è normale lavorare da casa qualche volta, arrivare un po’ più tardi ed è normale dedicare del tempo ad altre distrazioni oltre che al lavoro. Il benessere e la produttività sul lavoro sono scientificamente correlati e gli Olandesi lo sanno bene. I professori sanno il tuo nome e se vuoi imparare non ti volteranno mai le spalle e restano sempre disponibili per materiale o ulteriori spiegazioni. Non si credono il Dio sceso in terra ed è normalissimo pranzare con i professori alla mensa allo stesso tavolo e discutere di scienza o del tempo (nuvoloso e piovoso per il 99% delle volte, ma pur sempre un interessante argomento di conversazione). Soprattutto se vieni dal Sud Italia aspettati la domanda: “Ma è vero che quando ci sono 15°c indossate il piumino?”).
L’università italiana tratta lo studente come un peso e ce ne siamo accorti più o meno tutti durante la nostra vita universitaria. Quanti professori ci hanno offeso? Quanti non ci hanno risposto alle mail? Quanti non si sono presentati alle lezioni alle 8.30 di mattina senza neanche avvisare?
L’università olandese tratta gli studenti e ricercatori come una risorsa, si impegna affinché ciascuno studente sia soddisfatto e ben predisposto a produrre risultati che possono essere utili alla società. E questa è una mossa molto furba e intelligente a mio parere, perché come può uno studente non realizzato nella sua vita professionale essere utile alla società e quindi all’università stessa? Semplicemente non può.
Gli studenti italiani hanno preso d’assalto l’Olanda, lo dice il Sole24Ore, nel 2028 erano il + 272% degli anni precedenti e adesso sono quasi quadruplicati!
Ed è facile immaginare il perché viste le premesse.
Bellissimo articolo: molto interessante e profondo, fa riflettere su come potremmo diventare se i vecchi “baroni” guardassero più all’Europa e meno alla propria vanagloria…
Bellissimo Eli!
Mi fa davvero tanto piacere leggere questo articolo!