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Ottobre 15, 2020

La malattia del terzo millennio: le epilessie fotosensibili

L’epilessia è un disturbo del sistema nervoso il cui fenomeno, la crisi epilettica, causa un’interruzione transitoria della normale funzionalità nervosa. Le crisi epilettiche possono essere transitorie, tanto da passare inosservate, oppure possono prolungarsi per  un intervallo di tempo maggiore.

La crisi epilettica di fatti consiste in una scarica elettrica anomala e incontrollata nel contesto della sostanza grigia corticale che provoca alterazioni dello stato di coscienza, sensazioni anomale, movimenti focali involontari o convulsioni.

Gli elementi eziopatogenici che inducono  tale affezione non sono conosciuti eppure  vi sono dei fattori inducenti quali l’assunzione di droghe, alcol, neolplasie e ictus.

L’epilessia fotosensibile

L’epilessia fotosensibile è una forma di epilessia in cui le crisi sono provocate da stimoli visivi che formano schemi nel tempo, nello spazio, nel movimento a pattern regolare. Interessano solo il 5% della popolazione mentre il rimanente 95% non è influenzato dallo stimolo luminoso.

Interessa la fascia d’età che oscilla dai 4 ai 14 anni, con una maggiore incidenza nel sesso femminile che nel maschile. Tuttavia la frequenza è maggiore in quest’ultimo dato che lo stile di vita è diverso. Le ragazze molto più difficilmente trascorrono il proprio tempo libero davanti ad uno schermo. Tuttavia non mancano episodi di ragazze in cui si è manifestata la patologia in discoteche a causa delle luce e dei flash.

Eziopatogenesi

La natura esatta del primum movens che caratterizza il paziente epilettico ha un’espressività variabile, è certo che elementi spaziali statici come strisce e quadrati possono innescare attacchi epilettici, anche se non sono in movimento, in altre casistiche è necessario un movimento ciclico nel tempo e nello spazio contemporaneamente o la ripetitività di alcuni colori.

La fonte più comune è la televisione, soprattutto se guardata  in posti bui e a contatto ravvicinato. Il rischio di scatenare una crisi viene ulteriormente amplificato se il televisore è sintonizzato in maniera errata o dà immagine sfalsate.

Con l’avvento della tecnologia, gli apparecchi più moderni non mostrano l’immagine disturbata ma la sostituiscono con un’immagine nera riducendo clamorosamente il rischio di indurre crisi. In alcuni paesi tra cui Gran Bretagna un programma televisivo prima di trasmettere su scala nazionale un programma televisivo viene sottoposto al test di Harding, un mezzo per valutare l’eventuale rischio di indurre una crisi.

Epilessia, binge watching e binge racing

Con l’utilizzo sempre più smodato delle  piattaforme televisive il fenomeno del binge watching ovvero di “maratone televisive” si è incrementato dal momento che queste permettono la fruizione di un numero consistente di episodio e/o film senza sosta.

L’evoluzione del binge watching  in binge racing ha diversi effetti sulla vita del telespettatore che passando molte ore al televisore incrementando la sedentarità, fattore predisponenente per patologie cardiovascolari inducendo dipendenza e crisi epilettiche.

Analogamente Nature ha pubblicato diversi studi in cui  in cui si evidenziava come il perpetuarsi di ore dinanzi a televisori giocando a videogames inducesse, in pazienti predisposti la possibilità di indurre una crisi epilettica. L’aumento del contrasto e dell’ampiezza del Vep  possono causare una sovraeccitazione delle cellule nervose, con scariche simultanee ed eccessive da parte dei neuroni cerebrali, tanto da portare il paziente alla tipica crisi.

Il disturbo è scatenato dall’assenza del meccanismo di controllo dell’aumento di contrasto che non protegge il sistema nervoso inducendo risposte anomale ed incontrollate.

Ecco spiegato il motivo per cui  i videogiochi e la televisione possono essere molto pericolosi per chi soffre di epilessia fotosensibile. Una scena televisiva presenta una distribuzione di contrasti in continua mutazione: quando il contrasto e le frequenze temporali sono quelle critiche è possibile che si scateni un attacco.

Diagnosi

Si può sospettare una diagnosi correlando l’esposizione a specifici stimoli visivi con l’attività convulsiva. Il paziente in seguito viene sottoposto ad un EEG mentre è soggetto a stimolazione luminosa. Il dispositivo modula i vari segnali in modo da stimolare e ricercare attraverso EEG eventuali alterazioni che possono essere considerati dei red flags come la risposta fotoparossistica (PPR), che sono coerenti con l’epilessia fotosensibile e/o possono preannunciare l’inizio dell’attività convulsiva. Il test viene fermato prima che si verifichi effettivamente un attacco.

Trattamento

Non esiste una cura specifica, piuttosto si cerca di istruire il paziente ad evitare situazioni e a saper gestire situazioni che potrebbero indurre una crisi. Per quanto concerne l’utilizzo dei videogiochi le avvertenze sulle confezioni dei suddetti raccomandano di interrompere il gioco ogni ora, di essere distanti dallo schermo e di non giocare se si è stanchi o ci si trova in una stanza poco illuminata, a testimonianza del fatto che il modo di utilizzare gli strumenti sofisticati che oggi fanno parte della vita quotidiana può essere decisivo nel renderli dannosi.

Si è osservato che la somministrazione del valproato di sodio dia beneficio così come l’utilizzo di lenti Zeiss.

 

Valentina trombetta

 

 

Bibliografia

Neurologia
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