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Marzo 30, 2020

Interpretazione dei dati sul Covid-19 forniti dalla Protezione Civile.

Ormai da settimane veniamo bombardati dai dati forniti dalla Protezione civile sull’andamento della pandemia da Covid-19, ma come dobbiamo interpretarli?

Come prima cosa bisogna sottolineare la differenza tra casi positivi e casi totali.
I casi totali rappresentano tutte le persone che hanno avuto diagnosi di Covid-19 in Italia, comprendendo cioè sia chi è guarito e sia chi, purtroppo, non ce l’ha fatta. Questo numero, di conseguenza, è destinato a salire sempre di più fino ad arrestarsi o a “crescere asintoticamente” come direbbero i più esperti.
I casi positivi, invece, sono tutte le persone che in quel giorno sono malate di Covid-19. Questo significa che al numero di casi positivi del giorno precedente dobbiamo aggiungere i nuovi casi positivi e sottrarre i pazienti guariti e deceduti. Viene da sé che è un numero altamente volubile di giorno in giorno e l’obiettivo è quello di farlo diminuire.

Tuttavia, questi dati non sono una vera e propria fotografia dell’Italia in quel giorno perché i numeri riportati ogni giorno sono quelli delle persone sospettate e sottoposte a un test. I risultati di questi esami, però, spesso vengono catalogati dopo diversi giorni di attesa a causa del sovraccarico dei laboratori che li conducono. In realtà non abbiamo idea neppure di quante siano le persone testate in tutto, perché ognuna di loro può essere sottoposta diverse volte al tampone e quindi contata in multipli. Bisogna anche ricordare come la diagnosi sia strettamente collegata all’analisi del tampone faringeo e, quindi, sfuggono alla valutazione tutti gli individui portatori asintomatici o che, semplicemente, non si sottopongono all’indagine.

Ed ecco, quindi, il problema cruciale. Non sappiamo veramente quanti siano i casi e, di conseguenza, non riusciamo a capire né quanto è esteso il problema né se la situazione sta peggiorando o migliorando.

Un altro leitmotiv è la leadership mondiale di morti che l’Italia sfortunatamente vanta. In merito a questo dato sono state mosse le più disparate accuse, ma anch’esso va ponderato attentamente.
La prima considerazione da fare, collegandosi all’analisi precedente, è che se esistono molti “casi occulti” che diminuiscono il numero totale di casi e, di conseguenza, aumentano la mortalità per Covid-19.
La letteratura, inoltre, ci dice che il tasso di mortalità specifico per gruppo di età va in sfavore dei più anziani e l’Italia, da anni, rientra tra i paesi più vecchi del mondo.
Non sottovalutiamo, inoltre, l’enorme pressione a cui è sottoposto il nostro Sistema Sanitario, sia dal lato materiale che umano. In questa situazione di sovraffollamento dei reparti, sfiancamento del personale sanitario e carenza di strumenti è impossibile pensare di poter offrire uno standard terapeutico vicino a quello che si avrebbe in condizioni di non emergenza.

Che il numero di casi totali sia solo una parte del totale lo ha detto lo stesso Borrelli, responsabile della Protezione Civile, dichiarando che:

“Possono essere dati imperfetti ma dal primo giorno ho assicurato che avrei detto la verità, è un impegno che ho preso con il Paese. […] Se ora ci fermiamo ci accuserebbero di nascondere le cose”.

In conclusione, è bene ricordate che il lavoro degli epidemiologi va interpretato come un iniziale e parziale tentativo di capire meglio come stanno andando veramente le cose.

Coronavirus
About Silvio Caringi
Nato a Isola del Liri (Fr) ma vivo stabilmente a Roma. Laureato in Medicina e Chirurgia con votazione 110/110 all'Università di Roma "Tor Vergata". In attesa di abilitazione all'esercizio della professione medica. Internato nel reparto di Chirurgia d'Urgenza.

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