Sappiamo come il Coronavirus, diffuso dalla fine del 2019, stia interessando diversi gruppi di individui con gravità variabile.
Uno studio condotto su 366 bambini di età inferiore ai 16 anni, ha descritto le caratteristiche dei ricoverati per infezioni respiratorie nell’ospedale di Wuhan nei primi giorni di gennaio 2020. Il virus dell’influenza di tipo A è stato riscontrato nel 6,3% dei bambini, seguito dall’influenza di tipo B (5,5%). Il SARS CoV-2 invece si è limitato a 6 bambini (1,6%).
La manifestazione severa dell’infezione da COVID-19 che sta continuando ad essere presente in pazienti adulti, con attenzione particolare per gli anziani, è rara in età pediatrica. Un’analisi condotta su 2143 bambini cinesi positivi al coronavirus ha dimostrato solo nel 6% di questi condizioni di ipossia. Solo nello 0,6% dei casi viene riportata insufficienza respiratoria o multiorgano, o condizioni di ARDS.
I dati in letteratura ci suggeriscono inoltre come bambini senza compromissione della funzionalità polmonare o in assenza di condizioni di immunosoppressione siamo maggiormente predisposti a manifestare forme lievi di COVID-19.
La sintomatologia dei pazienti in età pediatrica, risultati positivi, comprende febbre (80%), tosse (60%), mal di gola (40%) e ostruzione nasale (30%). La febbre ha una durata media di 24 ore.
Una possibile spiegazione per la più lieve manifestazione della malattia nei bambini risiede nella risposta qualitativamente diversa rispetto agli adulti. Probabilmente la malattia COVID-19 viene combattuta dai bambini con un sistema immunitario particolarmente reattivo ed efficace. Si pensa anche che le vaccinazioni dell’infanzia allenino in qualche modo le difese, dando protezione non solo per il patogeno per cui sono state disegnate. Studi recenti hanno dimostrato che alcune cellule dell’immunità innata, come i macrofagi e le cellule NK, reagiscono a una infezione o a una vaccinazione in modo simile ai linfociti, diminuendo la gravità del COVID-19. Si inizia a parlare di memoria immunitaria innata (o immunità “allenata”).
Un’altra possibilità è che la presenza di altri virus coesistenti nella mucosa di polmoni e vie respiratorie, comuni nei bambini piccoli, potrebbe limitare la crescita di SARS-CoV2 per interazioni dirette virus-virus e fenomeni di competizione. Questo si adatta ai dati emergenti che hanno indicato un legame tra la quantità di copie virali e la gravità di COVID-19. In più, un’esposizione virale ripetuta, può sostenere il sistema immunitario nella risposta al SARS CoV-2.
Altre ipotesi riguardano le differenze nell’espressione del recettore dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) 2 necessario per il legame SARS-Cov2 . Questo recettore, espresso nelle vie aeree, nel polmone e nell’intestino, potrebbe essere meno sviluppato o avere forme diverse nei bambini.
Tutto ci riporta a pensare che i bambini siano le persone protette maggiormente in questa circostanza. Questo non deve assolutamente farci abbassare la guardia: non sono immuni alla nuova infezione. Possono essere infettati e a loro volta contagiare, soprattutto nei casi in cui l’assenza di sintomi, o la comparsa di manifestazioni lievi venga confusa per una situazione totalmente lontana dall’infezione da Coronavirus.
Un dato importante, pubblicato su Nature, relativo a pazienti in età pediatrica, ci dice anche come il virus eliminato attraverso le feci, persista a lungo, anche dopo la negativizzazione del naso-faringe. Su 10 bambini positivi, 8 hanno mostrato un’eliminazione intestinale del virus, mantenendo la positività anche dopo la negativizzazione del test nasale.
Il numero dei ricoveri pediatrici è ancora basso. Questo non vuol dire che non potrebbe aumentare in futuro. La situazione che stiamo vivendo rende indispensabile l’adozione delle norme che ormai tutti conosciamo: igieniche e di isolamento, anche all’interno del nucleo familiare (nonni-nipotini). I bambini sono i mezzi di diffusione più efficace del virus.
È necessario razionalizzare quanto sta accadendo e cercare di spiegarlo anche ai più piccoli, nel modo più adeguato possibile. Trasmettere al bambino fiducia è importante per aiutarlo ad affrontare l’emergenza in corso.
Bibliografia
- https://www.thelancet.com/journals/lanres/article/PIIS2213-2600(20)30152-1/fulltext
- https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMc2003717?url_ver=Z39.88-2003&rfr_id=ori:rid:crossref.org&rfr_dat=cr_pub%20%200pubmed
- http://www.svnp.es/sites/default/files/peds.2020-0702.full_.pdf
- https://www.nature.com/articles/s41591-020-0817-4?fbclid=IwAR2l7kUrielm_fc1Sfga346tceiY6NEmsqoowZj_jEqojDjgmog6UguPfnM
Ottime consiferazioni che potrebbero spiegare la minore i ncidenza delle gravi complicazioni della infezione covid19 nei bambini.
Convjnce la immunità allenata.il numero ridotto dei recettori anti angiotensina 2
Forze si potrebbe tirare in ballo anche la minore risposta infiammatoria scatenata della intetleukina 3.
Tutti spunti importanti su cui lavorare.
Io .con il senno del poi.sono convinta che noi in corso di epidemia influenzale 2019.2020 avendo avuto una incidenza altissima di polmoniti intestiziali.senza renderci conto ci siamo già trovati più volte di fronte al covid19.potremmo valutare le igg specifiche di tutti i bambini che hanno avuto polm.oniti intestiziali bilaterali seppure senza gravissime complicanze respiratorie.potremmo proporre una studio in tal senso
Grazie giulia per avermi inviato l articol
Complimenti!!