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Aprile 23, 2020

Coronavirus, complotti e il mondo della ricerca: intervista a Barbascura X

Barbascura X è un chimico ricercatore (PhD), divulgatore scientifico, youtuber, scrittore e cantante. Insomma, fa veramente un po’ di tutto questo Dottor Capitano Barbascura, tant’è che sicuramente mi sono dimenticata qualcosa…
Sul suo canale youtube, si occupa di disintegrare la nomea dei panda e dei delfini, attraverso la sua serie di video intitolata “Scienze Brutta” dove si discute dei curiosi aspetti evolutivi di questi animali, ma anche di creare una trama colorata e ricca di ironia per discutere di concetti scientifici parecchio interessanti e soprattutto in questo momento, particolarmente utili. Oltre a condividere con il pubblico quello che è la sua esperienza nel mondo della ricerca scientifica, egli si è anche spesso occupato di smontare complottismi di ogni tipo, dal Terrapiattismo ai complotti più recenti riguardo l’origine dell’attuale virus Sars-CoV-19.
Senza dubbio Barbascura è un personaggio unico in ciò che fa e non rientra nei canoni dello scienziato che vive immerso nel suo mondo di microscopi e tabelle piene di dati, ma neanche in quelli dello youtuber a mio parere. I suoi video mostrano dunque un lato inedito e fantasioso che fa parte del mondo della Scienza, istruendo ma al contempo facendo sbellicare dalle risate.

1. Allora, prima di tutto volevo chiederti come stai e come te la stai passando questa quarantena? 🙂

Sopravvivo, il che è un traguardo.
A parte gli scherzi, alla grande. Si lavora tanto, e la sto vivendo come la pausa che non mi concedevo da anni.

2. Vorrei cominciare col farti una domanda sul tuo ultimo video “Quello che vorresti sapere sui VIRUS”, che fa parte della tua serie di video intitolato Scienza Brutta. Il video oltre ad essere molto informativo e ben documentato, è anche pieno di commenti esilaranti e descrizioni molto pittoresche di quello che è il mondo dei microbi. Qual è quindi il ruolo della satira nei tuoi video a tema scientifico e qual è il messaggio che vuoi comunicare ai tuoi spettatori con quest’ultimo video?

Volevo semplicemente ricordare che, sebbene spesso ce lo si dimentica, noi siamo parte dell’ecosistema. Un virus è decisamente un modo pessimo per ricordarselo, quindi tanto valeva riderci su, magari dando anche qualche informazione utile onde evitare che la giustificabile paura delle persone sfociasse in complottismi controproducenti.

3. Nel tuo video ti occupi anche di smontare certe cospirazioni complottiste riguardo l’origine del virus SARS-CoV-2. Quale pensi sia il miglior modo per non abboccare alla retorica delle teorie complottiste? Qual è secondo te l’ABC da seguire per capire subito se si tratta di una fake news?

Capire il metodo scientifico è sicuramente un ottimo modo per iniziare. Per questo racconto spesso dei dietro le quinte delle mie ricerche, e soprattutto degli scivoloni che anche i grandi scienziati della storia hanno commesso. Su internet puoi trovare qualsivoglia informazione, ed il pensiero critico (basato sulla conoscenza) è l’unica cosa che possa filtrare fatti da opinioni.

4. Hai dedicato molti tuoi video alla descrizione di ciò che è e come funziona la comunità scientifica. Purtroppo al giorno d’oggi molte poche persone, oltre quelle che ne fanno parte, hanno un’idea chiara di come funziona il mondo della ricerca. Secondo te qual è il motivo per questo? E da dove nasce secondo te la credenza che il mondo della ricerca scientifica sia controllata dai “poteri forti”, come tu stesso hai detto?

Film e serie TV ci hanno mostrato superlaboratori futuristici nel sottosuolo, con pareti splendenti in lamiera e luci al neon abitati da tanti scienziati supercattivi che ricercano… cose. Avrei amato diventare uno scienziato supercattivo io stesso, poi ho scoperto che lo strumento brutto e scassato del mio primissimo laboratorio universitario costava 350mila euro. Lì dove non sappiamo come spiegare qualcosa arriva la fantasia. Purtroppo cerchiamo troppo spesso di trovare soluzioni da banale serie televisiva a problemi dannatamente più complessi. Non c’è tempo per studiare tutto, ma a quanto pare abbiamo trovato il tempo per esprimerci su tutto.

5. Rimaniamo nell’ambito di ricerca scientifica ed essendo tu un ricercatore, qual è secondo te l’ostacolo più grande che la comunità scientifica sta affrontando in questo momento?

La comunità scientifica non esiste. Indichiamo con questo termine delle persone che lavorano nello stesso settore, “la scienza”. Purtroppo il problema è che questo settore è così complesso e apparentemente ermetico ai non addetti ai lavori che è soggetto a facili fraintendimenti. Così, piccoli risultati nella prima fase di sperimentazione vengono trasformati in titoloni da prima pagina. Stando ai giornali negli ultimi 2 mesi abbiamo sconfitto il cancro già 8 volte. Purtroppo il lavoro dello scienziato è stare in laboratorio, non quello di divulgare le sue scoperte. Allo stesso modo il compito della stampa è diventato quello di vendere lo scoop, stimolare il click, e non c’è tempo di controllare le fonti o capire le notizie. Se poi parliamo del web, da lì non ne usciamo. Sembra che sia sufficiente fare un video in bassa risoluzione mentre si è in macchina per essere autorevoli come virologi, economisti, politici, geologi, fisici e deltaplani.

6. Avendo fatto esperienza di ricerca sia in Italia che all’estero, in che modo pensi che questa attuale pandemia possa cambiare lo scenario della ricerca scientifica in Italia e nel mondo?

L’ha già cambiata. Limitatamente a questo periodo storico, per carità, ma l’ha già cambiata. Laboratori spesso in competizione tra loro stanno collaborando. Tutte le informazioni vengono condivise più velocemente. Sono nati portali dedicati ai ricercatori che si occupano di Covid, e le riviste scientifiche stanno pubblicando con libero accesso le nuove scoperte. Inoltre arrivano soldi. Moltissimi privati stanno facendo a gara a chi dona di più alle università. Quei soldi verranno usati per comprare strumenti, e quando questa storia sarà finita quegli strumenti rimarranno.

7. Quali sono secondo te e nella tua esperienze i limiti della ricerca qui in Italia?

Abbiamo un problema principalmente politico. Spesso il ricercatore viene trattato come un non lavoratore. I salari sono bassi, non ci sono certezze, e non ci sono nemmeno piani a lungo termine. Perdiamo ogni giorno tantissimi investimenti senza rendercene conto. Le università italiane offrono una preparazione che vi assicuro è invidiabile. Questo investimento purtroppo viene troppo spesso perso, perché il professionista tende a scappare non appena ne ha la possibilità. Ho visto un ricercatore non esattamente giovane nella mia prima università abbandonare la ricerca dopo anni di contratti instabili, senza che fosse riuscito a guadagnare la posizione di professore nonostante tutta la sua esperienza. Oggi lavora all’aeroporto.

8. Come sono state le tue esperienze di ricerca all’estero e come sono state (se lo sono state) differenti da quelle che hai avuto in Italia?

Come su scritto, la differenza che ho notato è principalmente relativa al futuro che ti si prospetta. Ho lavorato da interno in laboratori in Irlanda, Francia e Olanda. Sicuramente è tutto più facile. Ma capiamoci, alcune cose non cambiano.

9. Una domanda più generale: nella tua esperienza, sotto quali aspetti la ricerca condotta e finanziata da enti pubbliche, come ad esempio la ricerca universitaria, si contraddistingue da quella condotta da enti privati come aziende?

Ci sono solo tematiche di ricerca diverse. L’azienda ha un approccio più pratico, e le energie vengono investite molto più sulle applicazioni pratiche. Nelle università si fa molto più spesso ricerca “pura”. Non ci si preoccupa se un catalizzatore è così caro da non avere un futuro su scala industriale, o se ci sono troppi passaggi per giungere al prodotto, o se poi la ricerca avrà mai un’applicazione reale o commerciale. Sono due aspetti, entrambi indispensabili, che si completano a vicenda. L’università produce più conoscenza, l’industria più innovazione. Ovviamente questo è un discorso banalizzante, ma credo che renda bene l’idea.

10. Per cambiare argomento e parlare di educazione, volevo chiederti in che modo la tua preparazione accademica ricevuta qui in Italia ti ha aiutato e preparato ad entrare nel mondo della Scienza, fermo restando la tua passione e dedizione per la tua materia?

Beh, non saprei come rispondere. Ho fatto un dottorato all’estero, e prima avevo già lavorato in altri 3 laboratori, sempre esteri. Però se ho deciso di lanciarmi in questa avventura è perché durante la triennale e la laurea specialistica in Italia ho conosciuto persone che mi hanno fatto ancor più appassionare alla materia.

11. Spesso il tipo di insegnamento di una materia scientifica come la Chimica, la Fisica e la Biologia è un tipo di insegnamento nozionistico e privo di immaginazione artistica, se così si può dire. Secondo te invece l’insegnamento delle Scienze a tutti i livelli potrebbe giovare di una reinterpretazione più “romantica”? E se sì, in che modo?

Non sono assolutamente d’accordo con la prima affermazione. Non è possibile studiare quelle materie senza avere una fervida immaginazione. Bisogna costantemente essere in grado di visualizzare nella mente delle figure, spesso complesse, spesso astratte, e manipolarle o farle muovere. Facendo di esempi storici poi, la struttura del benzene venne sognata da Kekulè come tre scimmiette in cerchio che muovevano la coda, e la PCR venne visualizzata da Mullis che non ha mai nascosto di usare LSD.

12. Le tue diverse occupazioni sono mai entrate in contrasto fra di loro? Pensi mai di volerti dedicare solo al lavoro da ricercatore o solo a quello dell’artista o pensi di volerli portare entrambi avanti in sintonia?

Al momento, nonostante stia scrivendo ancora molti articoli, ho litigato abbastanza con le università. È una cosa normale dopo il PhD. Ho visto di peggio. Sto lavorando come collaboratore di ricerca per diversi enti privati e progetti Europei. Ma no, non potrei dedicarmi ad una sola cosa. Ogni volta che ci ho provato ne ho sofferto.

13. Per concludere vorrei chiederti quali sono i tuoi prossimi progetti? Sia nell’ambito del tuo lavoro come ricercatore, ad esempio in quale campo di piacerebbe lavorare ma anche per quanto riguarda la tua attività come youtuber, scrittore, cantante, etc.

Come ricercatore mi sto molto dedicando a bioplastiche e chimica verde. Mi piacerebbe continuare ancora un po’ in questo settore. Ho altri progetti letterari in programma, ma stiamo ancora decidendo i dettagli. Sicuramente ci sarà tanta tanta divulgazione brutta, che è la cosa che amo fare. Attendo con ansia la fine della quarantena per poter tornare a girare con gli spettacoli teatrali, e potrebbe essere la volta buona che incida il nuovo album.

Coronavirus, Vita da Ricercatore
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