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Marzo 28, 2020

Come smentire un complotto (usando la scienza)

Tra le tante fake news che bisogna smentire in questo periodo riguardanti il Coronavirus SARS-CoV-2, dulcis in fundo, si è velocemente diffuso il video di un servizio andato in onda su Rai 3 durante il TGR Leonardo datato 16 Novembre 2015.

Il servizio fa riferimento a uno studio condotto nello stesso anno e pubblicato sulla rivista Nature Medicine[1], alludendo ad una possibile creazione del SARS-CoV-2 in un laboratorio cinese.

A destare nell’immediato lo scalpore sono stati i riferimenti all’ingegnerizzazione di un virus della specie SARS. Secondo il servizio, lo scopo degli scienziati era quello di creare un nuovo “super-virus polmonare da pipistrelli e topi” in grado di interagire con l’uomo per studiare le possibili conseguenze.

La notizia e il video andati in onda, di per sé, non rappresentano una bufala.

Il gruppo di ricercatori (americani) ha, in effetti, creato un virus chimerico unendo ‘frammenti’ di sequenze genetiche di virus diversi.

Di cosa parla realmente l’articolo?

 Come si legge:

[…] “to examine the emergence potential (that is, the potential to infect humans) of circulating bat CoVs, we built a chimeric virus encoding a novel, zoonotic CoV spike protein—from the RsSHC014-CoV sequence that was isolated from Chinese horseshoe bats—in the context of the SARS-CoV mouse-adapted backbone. The hybrid virus allowed us to evaluate the ability of the novel spike protein to cause disease independently of other necessary adaptive mutations in its natural backbone”[1].

Lo scopo dello studio era pertanto quello di esaminare una possibile capacità dei CoVs di pipistrello -già presenti in circolazione- di infettare l’uomo. Per valutarne possibilità, in sostanza, i ricercatori hanno deciso di studiare un virus SARS e adattarlo alla crescita in topo (da adesso in poi riferito come MA15, MA=mouse-adapted) grazie a una tecnica chiamata “reverse genetic system”[2].

Una volta ottenuto il SARS-Cov MA15, questo è stato ingegnerizzato al fine di codificare per la “spike protein” RsSHC014 isolata dal virus di pipistrelli del genere Rhinolophus (comunemente noti come pipistrelli ferro di cavallo). Il virus chimera così creato prende il nome di SHC014-MA15.

Data l’elevata capacità del virus di infettare cellule primarie dell’epitelio respiratorio umano, l’attività mostrata in vivo, la mancanza di trattamenti o vaccini efficaci e -per dirla breve- la pericolosità del virus, il gruppo di ricercatori americano ha riportato nell’articolo che “l’alta frequenza di eventi di ricombinazione nella famiglia dei CoV sottolinea la possibilità di una futura emergenza e il bisogno di ulteriore preparazione”[1].

Perché creare una chimera?

La porzione più variabile del genoma dei Coronavirus è quella del receptor-binding domain (RBD) della spike protein. Questa piccola parte è responsabile del legame con le cellule da infettare, che siano esse di gatto, pipistrello, uomo o altro.

Il canale di accesso alle cellule umane è il recettore ACE2, legato dai virus in grado di riconoscerlo (attualmente il SARS-CoV-2 è il settimo Coronavirus conosciuto che infetta la nostra specie)[3].

Già del 2013, un team di ricercatori cinese era stato in grado di isolare da pipistrelli alcuni Coronavirus e provare che questi erano in grado di legare il recettore ACE2 umano[4].

Questa scoperta era stata accolta dalla comunità scientifica come chiara e preoccupante evidenza che il gene ACE2 era stato positivamente selezionato. In parole povere, le mutazioni casuali che normalmente avvengono nel genoma degli organismi (non escluso l’RNA a singolo filamento dei Coronavirus) vengono “scelte” al fine di mantenere nel tempo solo quelle che conferiscono un vantaggio evolutivo.

Sulla base del dato tangibile, la chimera SHC014-MA15 ha dato la risposta definitiva alla domanda IL SARS DEL PIPISTRELLO E’ IN GRADO DI INFETTARE L’UOMO?

Come avviene il legame virus-cellula?

 La spike protein -o proteina S- dei CoVs, che si trova sulla membrana del virus, è diventata famosa in questi giorni per essere la responsabile dell’attecchimento del virus sulle cellule umane.  È, infatti, in grado di riconoscere e legare il recettore ACE2, abbondantemente espresso nell’epitelio polmonare (motivo per cui i problemi clinici includono dispnea). Una volta avvenuto il riconoscimento e il legame, il virus viene internalizzato e ha la possibilità di replicarsi.

Questa coincidenza e somiglianza tra il meccanismo di azione del virus chimera e del virus del COVID-19, ha portato gran parte dei lettori a sostenere una  teoria della cospirazione.

Il virus chimera è quindi il responsabile del COVID-19?

Vari studi dimostrano che questa associazione manca totalmente di validità scientifica.

Primo tra tutti, la ricerca condotta da Lu Liu e dai suoi colleghi sottolinea la lacuna data dalla presenza di più di 6000 nucleotidi diversi tra il genoma del virus chimera SHC014-MA15 e quello del SARS-CoV-2[5].

Sembra, infatti, che il virus SARS-CoV-2 sia compatibile per il 96% a quello di un altro virus RaTG13 che infetta pipistrelli del genere Rhinolophus[6].

In più, in un recente articolo pubblicato su Nature, si legge che

“il dominio legante il recettore (RBD) di SARS-CoV-2 è ottimizzato per legarsi ad ACE2 umano in un modo efficiente diverso da quanto precedentemente predetto. […] I dati genetici mostrano inconfutabilmente come SARS-CoV-2 non derivi dall’ossatura di alcun virus precedente, piuttosto che l’alta affinità della glicoproteina spike con ACE2 umano o umano-simile sia frutto di una selezione naturale”[3]

.

Per rendere chiara la differenza a livello genetico, il Professore Ferdinando Di Cunto, bioinformatico e biologo molecolare dell’Università di Torino, ha allineato le sequenze delle spike proteins del virus chimera (SHC014-MA15), del virus SARS e del COVID-19 (SARS-CoV-2) per un rapido confronto. Gli asterischi indicano lo stesso amminoacido nella stessa posizione; i puntini indicano amminoacidi simili, mentre i trattini si trovano nelle posizioni in cui si trovano “pezzi” di proteine diversi. [7]

Il risultato, chiaramente, indica una notevole somiglianza tra SHC014-MA15 e SARS, ma nessuna parentela con COVID-19, sottolineando ancora una volta che il confronto tra la sequenza del SARS-CoV-2 e quella dei virus in natura, dovrebbe essere sufficiente per supportare l’evoluzione naturale del virus.

 

Riferimenti bibliografici:

[1] A SARS-like cluster of circulating bat coronaviruses shows potential for human emergence”, Menachery et al, 2015

[2] Reverse genetics with a full-length infectious cDNA of severe acute respiratory syndrome coronavirus. Yount et al, 2003.

[3] The proximal origin of SARS-CoV-2, Andersen et al, 2020.

[4] Isolation and characterization of a bat SARS-like coronavirus that uses the ACE2 receptor. Ge XY et al, 2013.

[5] No credible evidence supporting claims of the laboratory engineering of SARS-CoV-2. S.Lu Liu, 2020.

[6] Coronavirus origins: genome analysis suggests two viruses may have combined. Hassanin, 2020.

[7] Ferdinando di Cunto, pagina Facebook

 

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About Ylenia Cicirò
PhD student in Molecular Oncology presso la Brunel University London. Admin di _bioshots_ https://www.instagram.com/_bioshots_/ Appassionata di musica e di sport.
3 Comments
  1. Articolo molto completo e dettagliato. Finalmente possiamo rispondere a tono e con prove inconfutabili a chi continua a gridare al complotto, senza prima informarsi su quello che dice!

  2. È arrivato il momento di correggere questo articolo ammettendo che il virus ingegnerizzato è proprio quello che ha causato la pandemia?

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