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Aprile 25, 2020

Attention Deficit Hyperactivity Disorder. Come spiegare l’ADHD?

In Italia, la prevalenza dei pazienti in età pediatrica affetti dalla Sindrome da Deficit dell’Attenzione con Iperattività, è intorno al 3-4%. La prevalenza in età adulta è del 2%. Non si parla di un disturbo esclusivamente pediatrico: chi ne è affetto da bambino può presentare il disturbo andando avanti con l’età.
Negli Stati Uniti, già nel DSM-3 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), redatto nel 1980, venivano definite le caratteristiche di questo disordine. L’Italia, solo da qualche anno, ha iniziato a focalizzarsi sui sintomi e sulle possibili cause di questo disturbo.

Che cos’è la ADHD?

L’acronimo ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder) , descrive una sindrome comportamentale caratterizzata da disattenzione, iperattività, impulsività. È considerato un disturbo del neurosviluppo, per cui il bambino non riesce a concentrarsi, a focalizzarsi su una determinata attività, con conseguente compromissione del corretto sviluppo della persona nell’ambito sociale, scolastico, e successivamente lavorativo.
I due picchi di prevalenza si manifestano in età prescolare (3-5%) e in età scolare (7-17%). Pur non essendoci una chiara relazione tra sesso e sottotipi, nel paziente maschio il disturbo si manifesta più frequentemente rispetto al sesso femminile con un rapporto Maschio:Femmina di 5-10:1. La letteratura suggerisce che nella maggior parte dei casi, il bambino di sesso maschile rivelerà un disturbo della condotta, mentre la bambina ha propensione a sviluppare una sintomatologia di tipo ansioso-depressivo.
Il DSM-4 riportava l’età di esordio prima dei 5 anni. Nel DSM-5 l’esordio è spostato a prima dei 12 anni.

I sottotipi di ADHD riportati nel DSM-5 sono tre:

  • Variante con disattenzione predominante
  • Variante con iperattività/impulsività predominante
  • Combinato

Sintomi

I sintomi principali sono disattenzione, iperattività e impulsività. Il bambino con disattenzione è incapace di fissare l’attenzione in modo stabile e di resistere ai possibili distrattori presenti nell’ambiente. Tale sintomo si rende manifesto soprattutto quando si è sottoposti a compiti che richiedono concentrazione, capacità di attenzione selettiva visiva e percettiva. L’iperattività rende il bambino incapace di inibire l’atto motorio attivato. Il paziente ha difficoltà a dedicarsi in maniera costante ad un gioco, tende a prediligere giochi in cui può muoversi. L’incapacità di riflettere, di rispondere in relazione alle esigenze ambientali, portano il bambino impulsivo ad azioni affrettate che hanno il potenziale per un esito negativo.

Tra i sintomi secondari ci sono comportamenti distruttivi, immaturità emozionale, irritabilità, iperverbalità. Possono essere presenti impaccio o incoordinazione motoria, disfunzioni percettivo-motorie. Il vero problema dell’individuo con disturbo da deficit dell’attenzione è un rendimento scolastico scarso. I bambini con ADHD presentano in alcuni casi atipia nella motilità oculare, evitano lo sguardo della persona che hanno davanti. Anche disturbi del sonno caratterizzano il tale condizione, con risvegli notturni, sonno agitato, eccessiva sudorazione notturna e fenomeni di enuresi, insieme a disordini della condotta alimentare,  in cui il bambino tende ad essere selettivo, a preferire cibi ricchi di sale, zucchero e grassi.

Come evolve il disturbo nelle diverse età dell’individuo?

In età prescolare e scolare, la sintomatologia che risalta deriva da comportamenti aggressivi, da crisi di rabbia, e da difficoltà scolastiche. L’ADHD può accompagnare l’individuo nelle diverse fasi dello sviluppo. L’adolescente, oltre alle difficoltà scolastiche, ha difficoltà ad organizzare la vita di tutti i giorni, non è in grado di pianificare e gestire i propri tempi e spazi. Il comportamento iperattivo si riduce, lasciando spazio ad una sensazione di instabilità, accompagnata da bassa autostima. La sensazione di tensione segue anche l’individuo adulto, caratterizzato dalla difficoltà adottare strategie di organizzazione nel lavoro e nella vita quotidiana. Il soggetto è intollerante alla vita sedentaria e sarà predisposto allo sviluppo di disturbi depressivi e/o ansiosi con rischio di marginalità sociale.

Cause e condizioni predisponenti

Non si conosce ancora una causa nota dell’ADHD. Alcuni studi suggeriscono un ruolo di alcuni geni (in particolare di quelli che controllano il livello dei neurotrasmettitori cerebrali, come la dopamina) che, interagendo con alcuni fattori ambientali e sociali, potrebbero dar luogo a questo disturbo. Fattori ambientali possono essere rappresentati dall’esposizione fumo, alcol, droghe durante la gravidanza e durate i primi mesi di vita del bambino. Sono suscettibili allo sviluppo di ADHD anche nati pre-termine, piccoli per età gestazonale. Il bambino nato prematuro può essere a rischio per un evento ipossico-ischemico, o per immaturità del sistema vascolare con conseguente emorragia che coinvolge soprattutto i nuclei della base ed il lobo frontale.
Stando a studi condotti negli Stati Uniti, l’ADHD sarebbe maggiormente presente nei contesti sociali di deprivazione dove almeno uno dei due genitori ha avuto periodi di detenzione in carcere, o dove la mamma è stata poco presente nella crescita del bambino.

Diagnosi

La diagnosi clinica si base sui sintomi presenti per oltre 6 mesi consecutivi. I criteri diagnostici di DSM-5 comprendono 9 sintomi e segni di disattenzione e 9 di iperattività e impulsività. È opportuno porre attenzione ad altre possibili cause di disattenzione ed iperattività: per esempio, un bambino con disfunzione tiroidea, avrà comportamenti impulsivi, tempi di attenzione brevi, in caso di ipertiroidismo; un bambino allergico ad inalanti o ad alimenti, sarà un bambino irritabile. Prima di fare diagnosi di ADHD, vanno escluse alcune condizioni che possono rendere inquieto un bambino: problemi di vista o di udito non riconosciuti, epilessia, depressione, disturbo bipolare, sindrome di Tourette, disturbi nell’apprendimento, disturbo della condotta, disturbo oppositivo provocatorio, problemi socio-familiari, celiachia.
La valutazione medica mira ad identificare le condizioni potenzialmente trattabili. Deve comprendere la ricerca di una storia di esposizioni prenatali (p. es., droghe, alcol, tabacco), complicazioni o infezioni perinatali, infezioni del sistema nervoso centrale, trauma cranico, malattie cardiache, disturbi respiratori nel sonno, scarso appetito, e un’anamnesi familiare di disturbo da deficit di attenzione/iperattività.
La valutazione dello sviluppo serve a focalizzare l’esordio e il decorso della sintomatologia. La valutazione comprende il controllo delle tappe dello sviluppo, in particolare delle tappe del linguaggio e l’utilizzo di scale di valutazione specifiche per il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (p. es., la Vanderbilt Assessment Scale, la Conners Comprehensive Behavior Rating Scale, e la ADHD Rating Scale-IV).

Quale trattamento?

La terapia dell’ ADHD può essere di tipo comportamentale e di tipo farmacologico. L’approccio multimodale, che combina interventi di psicosociali con terapie mediche è quello raccomandato, come testimonia anche lo studio clinico randomizzato condotto negli anni scorsi dal National Institute of Mental Health. I farmaci maggiormente utilizzati ed approvati in Italia per questo disturbo, nei bambini a partire dai 6 anni di età e negli adolescenti sono l’Atomoxetina ( inibitore selettivo della ricaptazione della noradrenalina) e il Metilfenidato (farmaco stimolante). Le terapie psico-comportamentali comprendono il parent training, attraverso cui il genitore impara ad utilizzare strategie comportamentali utili al bambino, il child training, insieme ad alcuni interventi per insegnanti. In questo modo il bambino impara a comprendere il proprio disturbo, soprattutto se la terapia comportamentale viene iniziata in età prescolare, e se mirata al rispetto delle regole e a costruire la propria routine, la propria giornata. Il comportamento in classe è spesso migliorato dalla riduzione degli stimoli ambientali rumorosi e visivi, dalla somministrazione di compiti di durata appropriata, dall’allenamento e dalla vicinanza dell’insegnante.

Fonti bibliografiche

  • https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/pediatria/disturbi-dell-apprendimento-e-dello-sviluppo/disturbo-da-deficit-di-attenzione-iperattivit%C3%A0?query=ADHD#v1104664_it
  • http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=64&area=Disturbi_psichici
    https://doi.org/10.1542/peds.113.4.754
Pediatria, Psicologia
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